Una palestra per ripartire

Emilio è un campione di culturismo. Con il figlio Marco gestisce una storica palestra di Camerino, che il terremoto dell’ottobre 2016 rende inagibile.

Per mantenere la famiglia, Marco inizia a lavorare come operaio, ma non intende accantonare l’idea di riaprire l’attività familiare.

 

di Ludovica Galeazzi

“Ho fatto di tutto per ricominciare l’attività. Dopo il terremoto la palestra era diventata inagibile. Non potevo più lavorare come istruttore ma non potevo neanche stare senza far niente. Ho trovato lavoro in una lavanderia, ma mentre stiravo le giacche continuavo a pensare alla nostra palestra. E a come riaprirla.”

Dopo il sisma del 26 ottobre 2016 Marco non ha avuto scelta. Nonostante la passione per la palestra – l’attività di famiglia – con due bambini e una famiglia da mantenere non poteva permettersi di stare senza lavoro.

"Il terremoto ha stravolto la mia vita al punto che non riuscivo neanche ad allenarmi. Non sembravo più io".

“Il terremoto ha stravolto la mia vita al punto che non riuscivo neanche ad allenarmi. Non avevo l’energia e il tempo. Amici e clienti che mi incontravano in quei mesi dicevano che non sembravo più io.

Mi ricordo che andai in banca e Luca, il mio consulente, non mi riconobbe. Ero dimagrito tanto, dormivo poco: il pensiero stava sempre là, alla palestra chiusa e al terremoto.”

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Una palestra che ha fatto la storia

“La palestra di Emilio” è conosciuta in tutta Italia. I ragazzi che vengono a studiare all’università di Camerino da tutte le parti d’Italia la conoscono, un po’ per le vittorie e un po’ per la personalità effervescente del suo fondatore: Emilio, il padre di Marco.

Emilio ha 69 anni. Quando racconta la storia della sua vita è preciso al punto da ricordarsi anno mese e giorno di quando ha partecipato a ogni singola gara.

Mi mostra la medaglia per la finale di Mister Universe, ottenuta a Birmingham nel 1995. Anche se non ha vinto, quella medaglia gli ricorda il palco, le luci, l’atmosfera di trepidazione e gli applausi del pubblico.

E pensare che per questo signore di 69 anni la “cultura fisica” – preferisce la parola culturismo a quella inglese di bodybuilding – è sempre stato un hobby. Un secondo lavoro scoperto mentre frequentava un corso di pasticceria. Una sera – racconta – si ritrova al cinema con gli amici a vedere un film con Steeve Reeves, famoso attore e culturista americano. Ne rimane talmente colpito che decide di iscriversi in palestra. La pasticceria sarebbe diventata il suo primo lavoro ma attorno alla cultura fisica avrebbe modellato l’intera vita. Nel 1973 apre a Camerino la Palestra Europa Club.

Uno come Emilio non riesce a stare fermo neppure in pensione. Lasciata la storica pasticceria di Camerino, dove ha lavorato per 30 anni, e passata la gestione della palestra al figlio Marco, inizia a sperimentare farine integrali, grani, stevia e fruttosio per produrre biscotti e dolci con caratteristiche adatte a chi fa palestra ed è attento alla buona nutrizione.

Nel frattempo Marco – dopo la laurea in Scienze Motorie – continua a gestire l’attività della palestra proprio come se fosse “una famiglia”, ci tiene a sottolinearlo. Un luogo dove tutti si conoscono, dove i clienti non sono solo clienti ma anche amici. Così accade spesso che a fine allenamenti si esca e si mangi tutti qualcosa insieme.

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Le mie precedenti esperienze in palestra non si sposano affatto con l’idea di “ambiente accogliente e familiare” che mi descrive Marco. Non ho mai amato le palestre. A darmi fastidio non è tanto la fatica dell’esercizio fisico, ma il fatto di trovarsi in luoghi nei quali tutti osservano gli altri di sottecchi. Ti ritrovi a circumnavigare gli attrezzi occupati per non incrociare le altre persone. Guai a scambiare una parola! Invece, la giornata trascorsa con Marco e Emilio mi ha fatto venire voglia di allenarmi con loro. Anche per approfittare dell’enorme esperienza di Emilio. Mentre altri della sua età si accontentano di portare a spasso il cane, lui riesce a sollevare 140 chili. Sembra quasi annoiato mentre esegue qualche trazione alla sbarra. “Poche però, perché mi sono allenato ieri e sono un po’ stanco”.

Eppure sotto i muscoli e la scorza dura di Emilio c’è un grande cuore e una persona che non riesce a nascondere la commozione quando il figlio Marco racconta del suo periodo di “buio totale”.

Servono spalle grosse per risollevarsi

“Nei momenti di crisi non stai a sentire neanche i consigli che ti danno gli amici o la famiglia. Finché, durante una cena di raccolta fondi, ho incontrato un cliente”. Marco racconta: “Appena mi ha visto mi ha detto. ‘La palestra di Emilio era un monumento della città, un’istituzione. Non pensare a portare a casa lo stipendio. Tu hai studiato, sei un professionista e hai un sogno. Dovete riaprire la palestra'”.

“Ho capito che quando c’è una crisi se cadi in depressione sei finito. Io ho reagito, lo dovevo anche a mio padre”. Quei mesi di lavoro in fabbrica, lontano dalla palestra, hanno fatto capire a Marco quale era la sua priorità. E quella di suo padre, che non lo dava a vedere ma che soffriva della chiusura di quel locale dove aveva investito 30 anni di vita e di risparmi.

"La palestra di Emilio era un monumento della città, un’istituzione. Dovete riaprire la palestra".

Marco e Emilio hanno affittato e ristrutturato un locale grazie al finanziamento della BCC dei Sibillini. La nuova “palestra di Emilio” non è neanche la metà dell’edificio di cui erano proprietari. Far entrare tutti i macchinari era impossibile. Hanno potuto trasferire solo le macchine e gli attrezzi davvero necessari per gli allenamenti. Niente più classi di aerobica e fitness come prima, poiché gli spazi non lo consentono. Insomma, una palestra essenziale. Ma che funziona.

Gli allenamenti ripartono. Ripartirà anche Camerino?

Chiedo a Marco se, dopo il terremoto, non ha paura che i clienti abbiano troppi problemi e preoccupazioni per andare in palestra.
“No, anzi, per molti di loro tornare in palestra è un modo per tornare alla vita precedente il terremoto. Ogni volta che incontravo qualche cliente, mi facevano sempre la stessa domanda: ‘Quando riaprirete? Vogliamo tornare ad allenarci da voi’. E il giorno in cui abbiamo riaperto, i ragazzi che sono venuti hanno detto tutti la stessa cosa: ‘Finalmente siamo ritornati a casa!'”.

La riapertura della palestra, come di tante altre attività commerciali, è uno dei segnali di ritorno alla normalità. Ma c’è ancora molto da fare. È necessario che Camerino riparta. Che il campus sia ricostruito per gli studenti. Che le persone tornino ad abitare la città. Che i bambini tornino a scuola. La palestra di Emilio e Marco è un primo piccolo passo. Ma la strada da fare, purtroppo, è ancora lunga.

 

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