L’app italiana che rivoluziona i pagamenti

Storia di Alberto, fondatore di Satispay

L’Italia che sa innovare e stupire? Ancora esiste e ce lo dimostrano tre giovani imprenditori che hanno creato un servizio di pagamento che permette di fare a meno della carta di credito

Il nostro obiettivo è ambizioso: diventare nel giro di cinque anni leader europei nella gestione dei pagamenti elettronici tramite mobile, con 10-15 milioni di utenti della nostra app. Quando abbiamo firmato i contratti con gli investitori, ci siamo resi conto di aver creato una realtà aziendale con una storia davanti di almeno 3 anni in grado di creare diverse decine posti di lavoro.

L’app è Satispay ed è un sistema di pagamento digitale, inedito, che offre una valida e semplice alternativa all’uso dei contanti e delle carte di credito.

 

Dall’idea alla start-up

Tutto ha inizio circa tre anni fa, quando io, allora 28enne attivo nel campo finanziario, e Dario, informatico 30enne impiegato in Kazakhstan per Agip, decidiamo di mettere a punto un sistema per effettuare transazioni economiche fra utenti attraverso i rispettivi IBAN. Ci chiedevamo perché in un’epoca in cui inviare video e foto via smartphone è immediato, ancora non si riescono a fare pagamenti senza passare da una carta di credito? Eravamo stanchi di vederci rifiutare carte di credito e bancomat per pagamenti di piccole somme, come per un caffè al bar.

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Con Satispay invece offriamo alle persone uno strumento di pagamento elettronico utile soprattutto nelle transazioni più frequenti, piccoli importi e scambio di denaro tra privati. Certo, esistono app simili, ma essendo sviluppate dalle stesse banche sono valide esclusivamente all’interno del singolo istituto di credito.

Invece Satispay funziona a livello europeo. Un anno fa, leggiamo che in 34 paesi europei, con Sepa, si creava un’area unica dei pagamenti: era il nostro momento. Adesso non c’è più alcuna differenza tra un bonifico bancario da Roma a Milano ed un altro destinato ad un conto corrente di Parigi. È l’area SEPA, appunto, che ci consente di estendere l’utilizzo della nostra applicazione al di fuori dell’Italia.

 

Addio ai contanti

I privati possono effettuare tra di loro transazioni economiche di valore contenuto attraverso i rispettivi IBAN, ma anche effettuare pagamenti ai negozianti che fanno parte del circuito Satispay. Quest’ultimi stanno dimostrando un grande interesse ad aderire a un circuito indipendente dalle carte di credito, anche perché con noi non pagano alcuna commissione fino ad acquisti di 10 euro, mentre oltre viene applicata una quota fissa di soli 20 centesimi. Per i privati, invece, non è prevista alcuna commissione.

Siamo riusciti ad abbattere i costi  perché abbiamo eliminato i tanti passaggi intermedi oggi necessari alle banche per fare le transazioni.

 

Tra il dire e il fare

Il Credito Cooperativo è stato fondamentale. Abbiamo parlato a tutte le principali banche europee. Tutti ci hanno ascoltato, ma la concretezza tardava ad arrivare. Un giorno incontrando il direttore di una piccola filiale della BCC abbiamo trovato una capacità di ascolto più ampia, una voglia di conoscere più le persone che i tecnicismi dell’azienda.

Ci hanno presentato quindi ad Iccrea Banca, l’Istituto centrale del credito cooperativo, ed Iccrea Holding, che, dopo aver valutato il nostro progetto, ci hanno dato fiducia e il finanziamento.

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"C’è l’idea che per chi avvia una start-up di successo il massimo sia vedersi comprare l’azienda a suon di milioni da qualche gigante. Beh, il mio sogno è diverso: vorrei portare Satispay ad essere la WhatsApp dei pagamenti".


Oggi Satispay, che ha sede a Milano, ha appena chiuso un aumento di capitale di 5,1 milioni, partecipato da investitori istituzionali, tra cui Iccrea Banca e la BCC del Cuneese, che per prima ci ha ascoltato. I nostri 16 dipendenti dovrebbero salire a 24 già entro l’estate. Ma definirli dipendenti mi suona un po’ strano. Per me sono persone che come noi fondatori credono fortemente nel progetto e lavorano per la sua realizzazione.

In questi anni si è fatta sempre più strada l’idea che per chi avvia una start-up di successo il massimo è vedersi comprare l’azienda a suon di milioni da qualche gigante. Beh, il mio sogno è diverso: piuttosto che aspettare Mastercard o una banca con l’assegno in mano, io vorrei portare Satispay ad essere la WhatsApp dei pagamenti, a cambiare le abitudini di milioni di cittadini europei.

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