Hugbike, la bici degli abbracci

La storia di Mario, presidente della cooperativa Opera della Marca

Pedalando con ragazzi autistici e disabili verso l’integrazione lavorativa e sociale.

Quando ho potuto pedalare con mio figlio sul primo prototipo di HUGBIKE, mi sono venute la lacrime agli occhi. Mi è tornato il piacere di andare in bici.
Per un padre con un figlio autistico un semplice svago come pedalare diventa un pericolo. Bisogna essere sempre all’erta tra automobili, pedoni, semafori, segnali e traffico.

Parlando con Luigino Manfrin, direttore di Banca della Marca, abbiamo avuto l’idea di un tandem particolare. Una bici dove il guidatore, dietro il passeggero, può controllare il mezzo in sicurezza.
Sono rimasto senza parole quando Manfrin, entusiasta, mi ha proposto di realizzare davvero la bici: con i tandem non si fanno grandi numeri né grandi affari.

Il tandem era il sogno di due persone che si è trasformato nel sogno di tanti. Ed è diventato realtà mano a mano che tante persone con professionalità diverse– progettisti, designer, fornitori, tecnici, agenzie di comunicazione – salivano a bordo… anzi in bici!

Abbiamo chiamato il tandem HUGBIKE, la ‘bici degli abbracci’ sia per la particolare posizione di guida in cui il guidatore “abbraccia” il passeggero, che per la modalità di assemblaggio. Sono gli stessi ragazzi disabili e autistici a fare parte del processo di produzione dei tandem, supervisionati da maestri artigiani.

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La produzione inizia a Padova, e prosegue nel Villaggio Godega 4Autism, struttura di co-housing in provincia di Treviso grazie ai finanziamenti per cooperative della BCC. Nell’officina, gestita dalla cooperativa Opera della Marca, i ragazzi preparano gli imballaggi, montano gli ultimi pezzi, le luci, e i pedali. Sono ragazzi con forti problemi di disabilità, ma ci stupiscono ogni giorno con la loro tenacia e la loro voglia di fare, di imparare.

"HUGBIKE è un modo per integrare con il lavoro i ragazzi autistici: un lavoro che non solo paga, ma dà anche dignità".

Spero che HUGBIKE diventi un mezzo di sostegno sociale, in grado di generare utili da reinvestire per creare altro lavoro.
Adesso quando pedaliamo assieme, mio figlio si gira, e mi guarda come per dire ‘sono in grado anch’io di portare la bici’.

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