Gli artigiani? Sono sempre più digitali. Ecco come e perché

Le testimonianze di chi, in difficoltà economiche, ha dovuto pensare a un’idea brillante e ha utilizzato il web per tramutarla in realtà.

Di Cristina Maccarrone

Elisa ha salvato il caseificio di famiglia dopo il terremoto in Emilia mescolando la buona volontà alla voglia di tentare il tutto per tutto, confidando nella solidarietà e riuscendo, grazie a una mail rimbalzata sui social network, a raggiungere clienti in ogni parte del mondo.

Luca e Luigi, alla periferia nord di Napoli, hanno dato un nuovo volto alla loro torrefazione vendendo il caffè Carbonelli direttamente online e creando di recente il loro progetto di brand journalism con News e coffee, blog quotidiano generalista e di approfondimenti.

E poi ci sono loro, Ermanno e Maurizio, che fanno un mestiere che chi è nato nel 2000 forse neanche conosce: i rilegatori, ossia danno nuova vita ai libri antichi vendendo essenzialmente il loro servizio sul web, ma anche reinventando la loro attività artigiana con corsi e mostre che promuovono online.

 

Da artigiani ad artigeni, ossia quando il genio riesce a vincere la crisi

Sono solo 3 delle tante storie di artigiani digitali, che si possono trovare nel libro scritto da Giampaolo Colletti, edito da Hoepli qualche mese fa, dal titolo “Sei un genio!”.

Colletti, che ama definirsi storyteller digitale e da anni raccoglie le testimonianze di chi si sa reinventare attraverso la Rete, ha coniato anche un nuovo termine “artigeni”, per individuare chi, a un certo punto della vita, in difficoltà economiche, ha dovuto pensare a un’idea brillante e ha utilizzato il web per tramutarla in realtà, riuscendo così a incrementare il fatturato e salvando quanto fatto fino a quel momento.

Queste storie, così come come tante altre, dimostrano che il Made in Italy non è affatto morto ma non è neanche più quello di una volta.

Essere artigiani e basta, restando chiusi nella propria officina, bottega, studio ecc… non è più sufficiente. Se, in passato, una clientela fissa poteva garantire gli introiti a chi creava servizi e prodotti ad hoc quindi unici e pensati apposta per il cliente, adesso quella è solo parte dell’attività di business.

 

La forza della solidarietà e del passaparola online

Prendete il caso dell’Elisa di prima, che di cognome fa Casumaro. L’azienda casearia di famiglia, con sede in provincia di Modena, avrebbe potuto chiudere i battenti: il terremoto aveva rovinato tante forme di Parmigiano e c’era poco da fare in zona. Così a un certo punto Elisa decide di fare un appello per vendere a prezzi ridotti le 42mila forme di Parmigiano danneggiate, prodotte dalla cooperativa La cappelletta di cui l’azienda faceva e fa parte. Elisa non chiedeva donazioni o altro, solo una mano a vendere quello che si poteva ancora salvare. Il suo appello fa il tam tam sulla Rete e alla fine le forme vengono tutte vendute. 

"andare verso un mercato interessato a un prodotto di pregio, ma che voleva anche dare un aiuto in un momento difficile".

Elisa ha così dimostrato di conoscere bene lo strumento – ossia Internet – e di poterlo utilizzare partendo da una storia vera, confidando nella solidarietà e nel fatto che solo il web avrebbe potuto dare alla sua azienda la giusta pubblicità e farla andare verso un mercato che non era quello di chi, colpito dal terremoto, aveva difficoltà ad acquistare, ma quello di chi conoscendo il valore del Made in Italy, era interessato a un prodotto di pregio, ma voleva anche dare un aiuto in un momento difficile, oltre a risparmiare sul prezzo d’acquisto.

La storia a lieto fine non è solo merito del web ma anche della fidelizzazione: a diffondere la comunicazione sono stati i clienti storici che conoscevano l’azienda da sempre e avevano continuato a sceglierla negli anni.

Oggi, oltre a produrre formaggi e yogurt, l’azienda Casumaro punta su un altro aspetto: far imparare attraverso la pratica. Vengono infatti organizzati corsi di fattoria didattica per bambini e fattorie aperte, giornate aperte a tutti con grande risvolto pratico.

 

Il caffè? Si vende meglio grazie ai social, all’e-commerce e al blog

La Torrefazione Carbonelli è stata una delle prime realtà inserite nel programma Made in Italy Eccellenze in Digitale che vede insieme Google e Unioncamere con l’obiettivo di finanziare borse di studio per giovani laureati o laureandi per incrementare la digitalizzazione delle imprese italiane. Che Google abbia scelto una torrefazione del Sud, non è casuale – così come ha avuto modo di spiegare più volte Luca Carbonelli, sales & maerketing manager di Caffè Carbonelli durante vari interventi dal vivo – visto che l’azienda è stata “salvata del web”.

Come ha dichiarato di recente anche a Linkiesta, Internet ha aiutato l’azienda di famiglia a incrementare il fatturato, aumentare il volume dei capannoni, assumere gente, tra cui il tirocinante che ha fatto la borsa di studio tramite Google.

Potete comunque constatare tutto con i vostri occhi. Vi basta andare sul profilo Instagram o aprire la pagina Facebook con più di 4mila fan per vedere come i social diventano una vetrina importante per mostrare le varie miscele, il processo di lavorazione e tanto altro e poi portare i clienti direttamente sul sito e-commerce creato ad hoc.

Per non parlare poi del canale YouTube, Pinterest e il recente progetto di brand journalism News and Coffee che prende il là dal blog Salotto del caffè e dimostra come non basta solo l’artigianato, ma bisogna sapere innovarsi, intercettare i potenziali clienti e cercare di capire come soddisfare i loro bisogni e le loro richieste.

"un ottimo caffè che senza il digitale probabilmente sarebbe rimasto bevuto solo a Napoli e dintorni ".

Tra le ultime “innovazioni” un’app e il crowdsourcing con i fornitori: i macchinari sono collegati in rete con chi offre tecnologia e così non appena c’è un guasto, è la stessa macchina segnalarlo e a fare in modo che si intervenga subito.

Certo, alla base ci deve essere sempre un ottimo caffè. Ma senza il digitale probabilmente sarebbe rimasto bevuto solo a Napoli e dintorni.

La storia dei fratelli Carbonelli insegna come qualità e innovazione debbano sempre andare di pari passo e come il digitale non è un mare magnum cui attingere a piacimento, ma bisogna individuare le strade giuste per raggiungere i clienti davvero interessati.

E ciò non si “riduce” solo al web: così facendo aumentano anche i clienti che acquistano dal vivo.

 

Diffondere la cultura della rilegatura su Facebook

La realtà della Legatoria Montanari è più piccola, ma resta comunque un bell’esempio di come l’artigianato e i mestieri meno noti possano sopravvivere grazie al web. Siamo a Bologna ed Ermanno Bartoletti e Maurizio Nanetti decidono per l’appunto di dedicarsi alla rilegatura dei libri. Ma non si limitano solo a questo: usano il sito e la pagina Facebook per far conoscere il loro lavoro e organizzano corsi di vario genere.

"qui si impara a rilegare libri e lo spazio diventa anche coworking, aperto a collaborazioni con artisti e artigiani di altri settori".

L’intento? Intercettare chi è interessato a una attività manuale e ha amore per i libri, ma non sa da che parte iniziare. Qui si impara a rilegare libri, quaderni ma anche album fotografici e lo spazio diventa anche coworking, aperto dunque a collaborazioni con artisti e artigiani di altri settori. Perché fare Rete è determinante ancora di più al giorno d’oggi per superare qualsiasi crisi.

 

Non basta solo il web

Il web è la soluzione a qualsiasi problema? La risposta è ovviamente no. La svolta digitale ci può essere se dietro c’è la qualità ma soprattutto la voglia di mettersi in gioco. E, come dice anche Colletti, serve un’idea brillante. Pertanto non basta ostinarsi a cercare “la lampadina di Archimede”, ma è importante osservare e ascoltare.

In un mondo in cui la globalizzazione la fa da padrone, le storie che vi abbiamo raccontato prima, dimostrano che è importante intercettare le nicchie, che diventano poi delle vere e proprie community in cui si ritrova la gente che condivide una passione, un’esperienza o una particolare predisposizione.

Diventa poi fondamentale capire come arrivare a queste persone, come parlare con loro per correggere costantemente il tiro ed essere pronti ad ascoltare eventuali nuovi bisogni, individuando i canali che fanno apposta per il proprio business.

"è importante intercettare le nicchie, delle vere e proprie community in cui si ritrova la gente che condivide una passione, un’esperienza".

Non sempre il sito è la chiave di tutto, così come non basta dire “faccio un e-commerce”, il sito in sé rappresenta l’ultimo passo, quello che conta è disegnare il servizio e capire come viene incontro ai nostri potenziali clienti.

E poi esserci, sia online che offline. Tanti sono coloro che aprono pagine, siti, profili e poi li lasciano lì non curati e incuranti di quanto quella trascuratezza può diventare controproducente.

Pensateci: se un amico vi parla di un servizio, qual è la prima cosa che fate? Lo cercate su Google e se il risultato è qualcosa di aggiornato a 2 anni prima, pensate che non esista più o che il vostro amico si sia sbagliato. Non è molto diverso dall’avere un negozio chiuso per buona parte della giornata, quando vi era stato detto che era aperto tutto il giorno.

Tutto questo senza dimenticare il valore umano, su più fronti. Sapere raccontare la propria storia di tradizione artigianale, farla rivivere ed emozionare chi l’ascolta è sicuramente un punto di partenza così come raccontare allo stesso modo un prodotto, cosa c’è dietro, quale passione, quale lavoro. Insomma distinguersi. Che poi è il concetto da sempre alla base dell’artigianato e del Made in Italy: creare qualcosa di unico, memorabile, speciale.

 

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