L’oro di Scampia

La storia di Gianni, maestro di Judo e socio BCC

Gianni Maddaloni, maestro di Judo e di vita. A Scampia gestisce un palestra che toglie tanti ragazzi dalla strada. Una vita dedicata alla sua gente con tanti progetti ancora da realizzare.

“Ci siamo!” lo dico tutti i giorni. Lo dico quando vedo la mamma di un bambino che non ha possibilità di pagare perchè il marito è in carcere. Noi ci siamo con l’aiuto, con i consigli, con l’affetto.

 

La persona giusta

Sono nato e cresciuto a Scampia. Quando ero piccolo, questo era un posto dove i giovani non avevano lavoro, cultura, opportunità. Da ragazzino la mia famiglia mi aveva tenuto lontano dalla strada, ma con la morte di mio padre il mio equilibrio si spezzò.

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A 16 anni andavo in giro in motorino, ero un piccolo bullo. Rischiavo di fare le amicizie sbagliate e di finire in una brutta strada.

"Io ho trovato l’uomo giusto al momento giusto. Ora faccio in modo che anche i ragazzi trovino uomini giusti al momento giusto".

Sono stato molto fortunato per due motivi. Il primo è che ho trovato l’uomo giusto al momento giusto. A 18 anni sono entrato in una palestra di Judo dove ho incontrato quello che sarebbe divenuto il mio maestro, Enrico Bubani, detto Lupo. Lui mi ha insegnato il Judo: non come mettere a terra le persone. Mi ha insegnato le regole, attraverso lo sport. Mi ero innamorato di quello sport e del suo modo di fare. Lupo divenne come un secondo padre per me.

La mia seconda fortuna è stata trovare un lavoro. Poco dopo l’incontro con Lupo e con il Judo, ottenni un posto di lavoro al Policlinico. La paga non era altissima: meno di quanto guadagnava un muratore, molto meno di quanto si faceva con una rapina. Ma mi permetteva di arrivare a fine mese con dignità.

 

Nessuno rimane fuori

Dalla mia storia personale ho imparato che conoscendo le persone giuste, e con il lavoro e una paga si può scegliere la strada della dignità. Io ho trovato l’uomo giusto al momento giusto, e adesso cerco di fare in modo che anche i ragazzi trovino uomini giusti nei momenti giusti.

Per questo i cancelli della palestra sono sempre aperti. Qui più della metà dei frequentatori non pagano: come posso chiedere a una mamma rimasta sola con quattro figli a carico, o a un ragazzo con il padre in prigione di pagare per fare sport?

"A Scampia devi combattere e vincere per realizzare qualcosa. Io avevo fame di vittoria e ho realizzato questa palestra".

 

La dignità attraverso il lavoro

In palestra abbiamo 8 detenuti alla “messa alla prova”. Ma senza paga, senza lavoro, senza dignità, rischiano di tornare subito a delinquere. Sto cercando di dare loro quelle opportunità, con alcuni amici che mi danno una mano.

La BCC di Napoli è uno di questi: con la paga mensile corrisposta, gli ex-detenuti riescono a mantenere le famiglie non finire di nuovo nel circolo della criminalità. E per non far proprio avvicinare i ragazzi a quell’ambiente malsano, il presidente della BCC di Napoli, Amedeo Manzo, mi aiuta a toglierli dalla strada finanziando la squadra sportiva col prestito sociale.

"Anche se nasci a Scampia, non hai un destino segnato".

 

Coscienza per gli altri

Dopo la vittoria alle Olimpiadi di Sidney di mio figlio Pino, nel 2000, mi è stato offerto di prendere in gestione diverse palestre altrove. Ma io ha scelto di rimanere qui a Scampia: vivo per il mio territorio. Oggi ho lo strumento dello sport per mostrare ai ragazzi che anche se nasci qui non hai un destino segnato. Togliere i ragazzi dalla strada è diventata la mia missione.

Ma questo senso di responsabilità è una mia caratteristica. A Napoli diciamo che chi nasce tondo non può morire quadro. E io, sin da piccolo, quando vedevo i bulli che volevano sopraffare i più deboli, mi sono sempre opposto.

Adesso che le istituzioni mi sono vicine, sono sulla strada giusta per realizzare il mio sogno, la Cittadella dello Sport. Una caserma dismessa qui a Scampia, dove chiunque voglia fare sport e non può permettersi di pagare, lo possa fare. Ecco, se questo sogno non si avvera, avrò fallito.

Scampia sta cambiando. Penso che se vogliamo davvero cambiare qualcosa in Italia, ognuno deve poter fare quello che sa fare. Io so combattere la microcriminalità dando opportunità alle persone. Spero di avere gli strumenti per darle.

 

 

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