Distribuire bene

La storia della Banca Alimentare bergamasca

Con la crisi le difficoltà economiche sono in aumento. Le associazioni bergamasche danno il via a un progetto di solidarietà per aiutare chi non riesce ad arrivare alla fine del mese.

Portare alle raccolte gli alimenti, raccoglierli, smistarli, metterli sugli scaffali e distribuirli sembrano azioni quasi meccaniche. Invece i volontari che ogni mese si occupano di distribuire alimenti e generi di prima necessità ci mettono l’anima in questi gesti.

Negli ultimi anni povertà e situazioni di disagio sono aumentate: le famiglie che chiedono aiuto alle associazioni sono sempre di più. E non sono solo stranieri, spesso sono anziani e famiglie bergamasche. Per questo la BCC Bergamasca ha destinato una somma crescente al progetto “Banca Alimentare”: dai 17.000 euro del 2010 si è passati ai 60 mila attuali. Questa cifra serve per l’acquisto di pane, latte, farina, zucchero, pasta: più di 83 tonnellate di alimenti in 4 anni.

Sono state oltre 600 le famiglie aiutate: provengono dai 14 paesi in cui la BCC ha una filiale.

I fondi sono utilizzati da oltre 160 volontari delle associazioni locali: sono loro ad acquistare e distribuire i beni. Sono persone “normali”, padri e madri, giovani e anziani.

 

La testimonianza di Piera, volontaria

La consegna delle buste è un momento in cui si stabilisce un rapporto umano tra chi dà i pacchi e chi li riceve, un rapporto quasi di confidenza, di amicizia. Spesso le persone non hanno solo bisogno di un aiuto economico, ma di un supporto morale e psicologico.

Il dialogo continua anche quando vediamo che la situazione è migliorata, che la famiglia può andare avanti da sola. Facciamo ancora degli incontri, cerchiamo di mantenere vivo il rapporto che abbiamo costruito.

 

La testimonianza di Annamaria, volontaria

Mi occupo di distribuire beni alle famiglie povere del mio paese. Hanno voglia di parlare, hanno bisogno di sfogarsi. Cerchiamo di ascoltare i loro problemi, di dare loro una boccata d’ossigeno. E poi è una bella soddisfazione vedere che molti di loro riescono ad uscire dai pasticci.

"L’esperienza della Banca Alimentare non si riduce al gesto meccanico della consegna dei sacchetti. Noi ci mettiamo l’anima".

- Annamaria, volontaria

Mi piace incontrare queste persone e parlare, anche se per pochi minuti, con loro. Le guardo negli occhi e cerco di capire il loro stato d’animo, di andare oltre ogni possibile pregiudizio che a volte, involontariamente, può sorgere nella mente. Cerco di capire come ci si può sentire dall’altra parte.

Quando torno a casa mi sento bene: sono io che ho ricevuto molto. Chiedere è faticoso e umiliante, ma se quelle persone che fanno fatica a chiedere si rendessero conto di quanto loro donano a noi, verrebbero con uno stato d’animo diverso.

 

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